Giovenale, >Satira

De (autor): Franco Bellandi

Giovenale, >Satira - Franco Bellandi

Giovenale, >Satira

De (autor): Franco Bellandi

Si tratta dell'unica satira di Giovenale condotta in forma integralmente dialogica: è messo in scena il dialogo tra Nevolo (un cliente che si lamenta della scarsa riconoscenza economica dimostratagli dal patrono, nonostante i vigorosi servizi sessuali a lui forniti) e un personaggio anonimo, di solito identificato con 'Giovenale'. Questi, ridotto al ruolo di 'spalla' comica, non ha più nulla dell'aspra indignazione delle prime satire e si limita ad accogliere le esternazioni del suo interlocutore senza accompagnarle con alcun commento di ordine morale. Il dialogo, assai amaro, dà espressione alla visione, ironicamente disperata, che il satirico ha della società del suo tempo all'altezza del terzo libro (inizi del regno di Adriano). Al centro dell'attenzione - come già nelle satire 1, 3, 5, 7 - è il degrado dell'istituzione della 'clientela', un tempo onorevole, ma giunta ormai al culmine del processo involutivo e senza più alcuna possibilità di riscatto: proprio perciò sono inutili le proteste irate o le punte di esplicita condanna usate altrove. Il pessimismo è assoluto: per Roma e i suoi celebrati colli, un tempo emblema di una città virtuosa e di un potere esteso sul mondo, non c'è più alcuna speranza di salvezza.
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Si tratta dell'unica satira di Giovenale condotta in forma integralmente dialogica: è messo in scena il dialogo tra Nevolo (un cliente che si lamenta della scarsa riconoscenza economica dimostratagli dal patrono, nonostante i vigorosi servizi sessuali a lui forniti) e un personaggio anonimo, di solito identificato con 'Giovenale'. Questi, ridotto al ruolo di 'spalla' comica, non ha più nulla dell'aspra indignazione delle prime satire e si limita ad accogliere le esternazioni del suo interlocutore senza accompagnarle con alcun commento di ordine morale. Il dialogo, assai amaro, dà espressione alla visione, ironicamente disperata, che il satirico ha della società del suo tempo all'altezza del terzo libro (inizi del regno di Adriano). Al centro dell'attenzione - come già nelle satire 1, 3, 5, 7 - è il degrado dell'istituzione della 'clientela', un tempo onorevole, ma giunta ormai al culmine del processo involutivo e senza più alcuna possibilità di riscatto: proprio perciò sono inutili le proteste irate o le punte di esplicita condanna usate altrove. Il pessimismo è assoluto: per Roma e i suoi celebrati colli, un tempo emblema di una città virtuosa e di un potere esteso sul mondo, non c'è più alcuna speranza di salvezza.
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